Normativa day surgery

  • Autore: marco arduino
  • 15 nov, 2017
chirurgo indossa guanto

Con il termine day surgery, si intende un protocollo di azione medica mediante ricovero e intervento chirurgico che si espleta e conclude con la dimissione del paziente all'interno della medesima giornata o al massimo nel giro di 24 ore.

Si tratta di una metodologia di intervento relativamente recente, che dal mondo anglosassone – in particolare dagli Stati Uniti, autentici pionieri in tal senso – sta lentamente tracimando in Europa e nel resto del mondo.

Attualmente, il sistema di day surgery è oggetto di discussione e pianificazione normativa praticamente in tutte le nazioni in cui non è stato ancora adottato con sistematicità.

Cenni storici

Fino a tutti gli anni ’70, come da consolidate metodologie ottocentesche, la degenza ospedaliera aveva una durata minima oscillante tra i 12 e i 15 giorni.

Questo aveva portato, già verso la metà del secolo scorso, a problemi di smaltimento dei pazienti e di gestione dei turni di lavoro.

Pertanto, a partire dagli anni ’80, si cominciò a elaborare un sistema che consentisse al personale medico di velocizzare le procedure relative alle dimissioni dei pazienti sottoposti a interventi di lieve entità, fino al punto da permettere loro di uscire dall’ospedale o dall’ambulatorio al massimo entro 24 ore dal ricovero.

Seguendo tale principio, il day surgery ha la possibilità di assolvere 3 compiti principali:

  • Consente ai pazienti sottoposti a piccoli interventi di fare rientro tra le più confortevoli pareti domestiche, risparmiando loro una degenza tanto lunga quanto gravosa sul piano psicologico;
  • Libera posti letto per pazienti più gravi, che più di altri necessitano di un costante controllo clinico, con conseguente riduzione delle liste d’attesa;
  • Permette al personale medico e infermieristico di ottimizzare le risorse psicofisiche, distribuire meglio i turni e ridurre lo stress, con evidenti ricadute positive sulla qualità del loro lavoro.

Oltre a questo, il day surgery comporta una considerevole riduzione del costo dell’erogazione dei servizi medico-ambulatoriali.

La situazione italiana

In Italia, il tema del day surgery è stato affrontato a livello normativo a partire dalla fine degli anni ottanta, sulla scorta dell’esperienza americana e di altri paesi (Australia, Regno Unito) che hanno iniziato, più o meno nello stesso periodo, a farne uso.

Un primo giro d’orizzonte sul piano legislativo è culminato con delle proposte di regolamentazione giunte sul tavolo del Ministero della Sanità intorno all’anno 2000.

Attorno a questo primordiale grumo di interesse, si sono sviluppati alcuni snodi teorici, pratici e metodologici di interesse apicale. Su tutti, la netta distinzione tra chirurgia diurna (vera e propria chirurgia espletata in regime di ricovero presso strutture preposte a tale tipo di intervento) e chirurgia ambulatoriale (piccoli interventi, anche in anestesia locale o loco-regionale, effettuabili in ambulatorio).

Oppure, in un altro decreto, una più marcata definizione degli ambiti temporali del ricovero diurno, che non deve superare le 24 ore per essere definito tale.

Ulteriori provvedimenti e precisazioni sono stati sanciti da decreti successivi, tuttavia la strada per una completa regolamentazione delle procedure di day surgery appare ancora farraginosa. Al punto che molte regioni, di fronte a una parziale vaghezza dal punto di vista normativo, continuano a regolare l’accesso a tale servizio secondo criteri arbitrari e tutt'altro che uniformi tra loro.

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